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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

L'eccesso di comunicazione stimola la solutidine

Da un po' di tempo non sono più su faccialibro. Già la vita è un insieme di dolori, fastidi e beghe quotidiane, senza speranza nell'aldilà.. che ho deciso così: mi disintossico dai social. Ho preso una tisana depurante, mettiamola così. Mi sono trovata con così tanti impegni virtuali, distribuiti su vari fronti, che mi impedivano di vivere la vita vera, e quel contenitore ingombrante, colorato, ma a volte troppo invadente, mi è sembrato giusto metterlo in stand-by. L'eccesso di comunicazione stimola la solitudine, può sembrare un paradosso questa mia affermazione, è vero, ma questa società, iperconnessa, ipervirtuale, iperirreale, necessita di silenzio. E in un periodo epocale come questo di chiasso e rumore assordante, il silenzio più assoluto, l'anonimato, andrebbero rivalutati. E nuotarci dentro.

Cristiana Capotondi: NOME di DONNA.

Conosciamo bene, noi donne, il nostro piacere, il confine tra il desiderio e l’abuso, il significato della parola libertà e la costrizione della violenza.  Nina è una giovane donna che si è sottratta alle regole di un gioco  ( sporco ) rompendo un contratto sociale basato sulla connivenza, l’omertà e il silenzio. E Nina, la protagonista di un bellissimo film dal titolo   NOME DI DONNA,  interpretato da una convincente Cristiana Capotondi,  potrebbe anche essere la firmataria di una lettera manifesto, messo nero su bianco da 124 operatrici del settore cinema. Dissenso comune è un testo che non vuole puntare il dito contro un singolo 'molestatore' ma l'intero sistema di potere.  Trasversalmente le donne vengono colpite da questo sistema e la molestia sessuale, non ha niente a che fare con il “gioco della seduzione”. Questo sia chiaro.  Dopo il caso Weinstein, che ha rimesso in discussione i privilegi, la dominazione e i crimini sessisti, anche il cinema itali

Rivoluzione romantica

S’inizia con un “ sei grassa, sei sicura di stare bene vestita di rosso?”.  Si finisce con “ sei brutta, non metterti il rossetto che sembri una prostituta, non uscire!”.  È la violenza psicologica, un tipo di abuso sottile, mellifluo,  che non lascia segni sulla pelle,  ma un segno profondo che giorno dopo giorno,  mina la sicurezza di una donna.  Comprende abusi psicologici come le intimidazioni,  le umiliazioni pubbliche e private, le continue svalutazioni, i ricatti emotivi, il controllo delle scelte personali  e delle relazioni personali fino ad indurre la persona  ad allontanarsi da amici e parenti, sino al completo isolamento.  In poche parole la manipolazione. Da sempre mi batto per l’universo femminile,  e anche se ieri è stata la giornata contro la violenza sulle donne,  io vorrei ricordare che anche oggi lo è e lo sarà anche domani  se la mancanza di rispetto che offende e mortifica la dignità,  si perpetua all'infinito,  senza che ci sia qu

CHE LA SOLUZIONE SIA L'EQUILIBRIO?

Quando ero giovane, alla fine degli anni 70’,  ho fatto la “ signorina delle colonie”.  Ondate di bambini provenienti dal nord,  venivano a passare un mese d’estate al mare in riviera, e questo perché “ l’aria marina faceva bene ai pargoli”.   Ho un ricordo meraviglioso del periodo delle colonie e se mi focalizzo su un particolare, non posso fare a meno di pensare ai bimbi   in fila al sabato sera,  davanti alla cabina telefonica.  Le famose interurbane che facevano scendere i gettoni velocemente,  diventavano un appuntamento col racconto dell’avventura che i bimbi  vivevano in quel contesto: giornate cariche di scoperte, profumi nuovi,  e la loro attesa era qualcosa di palpabile.  Dall'altra parte della cornetta, i genitori rassicurati di saperli “ felici”.  Tutta questa storia per dirvi di immaginare adesso quanto vi ho raccontato,  con una variazione: stesso luogo, stessa magia, ma col cellulare.  Si cancella la poesia, si formatta la storia  e

Ipocrita come tanti

Io cerco sempre di scegliere il lato ironico della vita.  A volte anche risultando un pochino cinica. Forse però è solo un modo di nascondermi, di parlare a me stessa,  di evitare di sbagliare perché come tanti,  ho paura di non farcela.  Ho l’errore a portata di mano e diffido da chi non ne fa mai,  o dice di non farli.  Vi ho fatto tutto sto panegirico per arrivare al dunque:  non sono immune agli sbagli di valutazione, non so riconoscere la cifra di una persona al primo sguardo, sbaglio tutti i tempi, non sono una donna a lieto fine. E mi trattengo nel mandare affanculo tante cose, tante persone, tante situazioni, ma ne avrei una voglia matta. Quindi uso l'ironia come strumento per trasmettere agli altri la mia insicurezza, ma anche per dire la mia tra le righe, e fare capire quanto sono ipocrita. Come tanti.

Vuoti pneumatici familiari

Alla fine, il mistero dell’imprenditore pisano, che dopo aver vagato senza memoria per settimane è stato trovato ad Edimburgo,  è stato risolto dalla tecnologia.   Dal suo portatile, tramite una ricerca effettuata dal finto smemorato in precedenza su google,  gli inquirenti hanno ricostruito tutta la messinscena e smascherato l’uomo.  Sembra che alla base del problema ci fosse un’eccessiva  interferenza nelle faccende familiari da parte della suocera.  Ma perché mai è così difficile dire ad una parente acquisita  di starsene fuori dal proprio matrimonio,  tanto da pensare ad una opzione così bislacca?  Capita di arrivare al limite della sopportazione e  sentirsi frustrati per rapporti complicati con colleghi e  familiari ma esiste la “ rage room” e  forse il tipo non ne era a conoscenza.  Voi lo sapevate che è stata istituita a pochi kilometri da Milano  una vera e propria stanza della rabbia dentro la quale ci si può sfogare senza freni,  urlando, rom

Il numero non è raggiungibile.

All'inizio mi dicevo: " non risponde perchè sarà andata a far la spesa". Poi riprovi, prendi il cellulare e rifai il numero. "E' ancora in giro, tra poco mi richiama". Diventi ipocrita. Non vuoi vedere la realtà, la cambi. E te l'immagini sull'altalena, come quella volta felice con Elia, a far dondolare la sua vita. Magari ti ha fatto capire tante cose con i segni, però quando la cerchi e non la trovi, ti prendi un bel pugno in faccia. E chini la testa. Ieri ho visto una signora che da dietro mi sembrava lei, mia sorella. " Scusi"...ho detto quando si è girata. La signora mi ha sorriso, e non era proprio il suo sorriso. Perchè il suo era il suo.

Da grande farò l'esperta di clamorosi abbagli della sfera emotiva. Degli altri.

Mi sono accorta che do consigli a palate ma spesso non so darli a me. Mi dicono che ho una bella forza comunicativa, ma spesso non ho la capacità di comunicarmi ciò che voglio. Ho un termometro per i rapporti degli altri, per i miei, amichevoli o no, sembra che non sia dotato di mercurio. Potrebbe essere che sono contraddittoria? Ammettiamo questa ipotesi, come faccio ad essere sempre "a piombo", e a non dare a vedere la centrifuga emotiva in cui spesso mi trovo? E poi, come faccio a dire no.. basta.. non ho più voglia di sentire le vostre paranoie, alle numerose anime che si rivolgono  a me per un consiglio? C'è molta gente che si accontenta di giudizi sommari, ma io dico che prima di affibbiare un'etichetta, e prima di giudicare, serve entrarci dentro, ad una situazione. Ultimamente però si riversano su di me carriolate di problemi non miei. Mi spiego meglio: amiche in fase di confusione acuta, immature e che sinceramente a volte mi chiedo se

Pubblica indifferenza

Sento ogni tanto del bon ton salirmi, spero non sia grave.. ma giorni fa, in un ufficio pubblico,  avrei voluto veramente rispondere a tono ad una persona, poi,  non so come,  mi è venuta la smania del compromesso. Mi sono ricordata di essere una signora e ho mediato,  anche se l’unica cosa che avrei voluto fare era creare un idioma apposta per quel idiota  che mi stava davanti,  sufficientemente in bilico tra l’insulto e l’indifferenza. Non sono riuscita nemmeno ad essere sarcastica,  perché con le persone sbagliate a volte esserlo, ti porta a fare la figura delle stronza,  tanto probabilmente  non avrebbe nemmeno capito la mia ironia. Quindi ho sbuffato e amen.  Uscendo mi son detta: facile raccontare che il pubblico impiego è oramai terra di nessuno, impermeabile all’etica del senso del lavoro e attraversato da un lassismo imperante.  Troppo facile indignarsi, scrivere che mentre tu stai in fila da tre ore,  l’addetto di turno pagato da te, si mette a

Scherziamo?

Gli uomini vengono ancora da Marte e le donne da Venere? Son passati 26 anni dall'uscita di quel famoso libro, diventato best seller  che spiegava perché “ lui e lei” appartengono a pianeti differenti.  Nel 2018, a che punto siamo? Le donne arrivano ancora da Venere? Gli uomini vengono ancora da Marte?  Abbiamo trovato un punto che ci unisce?  La diversità di ruolo esiste comunque e bisogna cercare di rispettare e  seguire le naturali inclinazioni dei due sessi?  Forse dal nuovo millennio si è cercato di trovare un equilibrio,  la donna ha giustamente ricercato la propria indipendenza e l’uomo si è adeguato al cambiamento. Ma siamo sicuri di questo? Lo stesso autore John Gray, nel presentare il suo nuovo libro” Oltre Marte e Venere”  a margine di una conferenza a Milano, ha inciso nella mia testa un’affermazione importante discutibile:  una delle ragioni per cui i divorzi sono così numerosi  è l’indipendenza promossa dal femminismo.  A quelle parol

Non si trova mai una cattedrale.. diceva Proust

Avete mai pensato di sorprendere qualcuno con qualcosa di impensabile? Avete mai preparato nei minimi particolari una sorpresa e avete vissuto l'attesa con un adrenalina in corpo da  non riuscire a stare fermi? E con il pensiero siete solo lì, dove corre quell'attimo che vi siete immaginati. Per tutto il giorno progettate la vostra fuga dalla realtà, e sperate di vedere spuntare la stella che volete regalare. E vivete così in balia di un sogno, aspettando l'attimo. Ma la persona prescelta per il regalo,  a te in quel giorno non ha proprio pensato,  si costruisce un percorso diverso dal tuo,  cambia strada e direzione. E vedi così la tua sorpresa schiantarsi per terra. Sotto quel cielo che tu pensavi di regalare. La delusione è una malattia incurabile, e non va in prescrizione, nemmeno quando comprendi che la realtà non ha costellazioni. E che le stelle sono per pochi eletti.

Novembre non mi piace.

La mia vita ( e presumo anche la vostra)  è un inesorabile avvicendarsi di stati di squilibrio  dovuti al cambio di stagione, agli ormoni ballerini,  alle notizie del tg, alle risse in parlamento,  alle vicende dei protagonisti degli orrori quotidiani, alle terribili incomprensioni con le amiche..  Cose sopportabili, direte voi.. Soprattutto quando arriva Novembre ( che come mese inizia anche per No, per intenderci) e il tempo diventa umido e grigio,  mi scatta una certa insofferenza,  la regolazione del mio umore diventa più faticosa e  già trovo difficile entrare in sintonia con la natura,  ma in particolare non riesco a provare empatia  con le foto postate sui social.  Perchè è un mese disgraziato, diciamolo,  c’è poca allegria nel postare,   prima i santi poi i morti, zucche (vuote),  mari incazzati,  apocalisse di piante,  disgrazie annunciate, le prime nebbie, le auto in fila ai semafori  e tristezze varie.  È pur vero che questo è un autunno anomalo,  mete

Gli asterischi della vita.

Il correre del tempo,  mi aiuta a non pensare troppo al fatto che ho una vita costellata di asterischi. Li pesco praticamente. Vago ultimamente, qua e là tra camici,  e non sempre i verdetti sono puliti  e limpidi, ho sempre parecchi asterischi a farmi compagnia, a ricordarmi che non sono immortale. Ma la mia avventura umana,  non può essere fermata da una figura inventata apposta per spaventare. Io non mi spavento e vado avanti, perchè la vita è viaggio, conoscenza, percorso e crescita. E conosco solo la delusione come malattia incurabile. Non sarà  certo una figura fredda tipografica a farmi arrendere alla mia esperienza del vivere. E avrò sempre la forza di dire:  si comincia. E tutti quegli asterischi che si fottano!