Non ho mai creduto nelle "pause di riflessione".
Mi hanno insegnato, fin da piccola,
che bisogna starci "dentro" alle cose per cercare di risolverle,
non fuori.
Anche se non sempre i tuoi stati d'animo li puoi controllare,
ci devi stare dentro, ad ogni costo.
Fuggire da se stessi per poi ritrovarsi?
Non credo.
Ogni giorno ascolto amici e amiche che vorrebbero sparire,
evaporare in uno spruzzo di profumo, sconnettersi con la vita stessa.
Partire. E l'ho detto anch'io tante volte..
Per l'India, per l'Australia, in un eremo, su una spiaggia deserta,
viaggiare per dimenticare la realtà che ci circonda.
Mollare tutto. Per davvero.
Io credo nel "altrove", nel senso che ci si può allontanare da se,
ma per fare un viaggio dentro di se,
diventare esploratori, vivere in una condizione quasi siderale.
Avere dei pensieri completi e non frammentare i fatti ,
cogliere il senso di un respiro umano,
di un occhiata e di una stretta di mano,
e provare ad arricchire l'anima e lo spirito con queste sensazioni.
Ascoltarsi,
sentire il proprio malessere nel vero senso della parola
e attraversarlo.
E crederci ancora alla vita di tutti i giorni,
pensare che lontano ci saremmo sempre noi,
magari con qualche paranoia e tassa da pagare in meno,
ma noi, davanti allo specchio.
E che tutti gli specchi infondo,
anche dall'altro capo del mondo,
rifletterebbero sempre la stessa immagine.
Noi.
Frammentati da ricomporre.
Mi hanno insegnato, fin da piccola,
che bisogna starci "dentro" alle cose per cercare di risolverle,
non fuori.
Anche se non sempre i tuoi stati d'animo li puoi controllare,
ci devi stare dentro, ad ogni costo.
Fuggire da se stessi per poi ritrovarsi?
Non credo.
Ogni giorno ascolto amici e amiche che vorrebbero sparire,
evaporare in uno spruzzo di profumo, sconnettersi con la vita stessa.
Partire. E l'ho detto anch'io tante volte..
Per l'India, per l'Australia, in un eremo, su una spiaggia deserta,
viaggiare per dimenticare la realtà che ci circonda.
Mollare tutto. Per davvero.
Io credo nel "altrove", nel senso che ci si può allontanare da se,
ma per fare un viaggio dentro di se,
diventare esploratori, vivere in una condizione quasi siderale.
Avere dei pensieri completi e non frammentare i fatti ,
cogliere il senso di un respiro umano,
di un occhiata e di una stretta di mano,
e provare ad arricchire l'anima e lo spirito con queste sensazioni.
Ascoltarsi,
sentire il proprio malessere nel vero senso della parola
e attraversarlo.
E crederci ancora alla vita di tutti i giorni,
pensare che lontano ci saremmo sempre noi,
magari con qualche paranoia e tassa da pagare in meno,
ma noi, davanti allo specchio.
E che tutti gli specchi infondo,
anche dall'altro capo del mondo,
rifletterebbero sempre la stessa immagine.
Noi.
Frammentati da ricomporre.
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