Lo scrittore
pluripremiato Sandro Veronesi, parteciperà all’Ulisse Fest ( il festival del viaggio organizzato da
Lonely Planet) sabato 29 agosto alle ore 18, in piazza Cavour a Rimini. Intervistato
da Stefano Petrocchi, presidente della fondazione
Bellonci, il grande scrittore già due volte Premio Strega, incontrerà il
pubblico romagnolo accompagnato dal frullare delle ali del suo colibrì, il
resiliente uccellino che ispira il suo ultimo romanzo. “ Il Colibrì” ( Nave di
Teseo) ha vinto il Premio Strega 2020, l’autore ha bissato così il successo del
2007 già ottenuto con “ Caos Calmo”.
Sandro Veronesi all’Ulisse Fest. Il tema del viaggio l’affascina?
Io paragono
il viaggio al “bigiare la scuola”. Non sai chi puoi incontrare, cosa ti può succedere.
Non cambiamento ma piuttosto uscita, “uscire dal ruolo” provando l’emozione di
tutto quello che succede al di fuori.
Però il protagonista del suo Colibrì, Marco, sbatte le ali ma per
riuscire a stare fermo, per rimanere immobile.
Il mondo attorno a lui si muove,
cambia rotta. Ma lui subisce, resiste. È un uomo Marco, che si danna per mantenere il suo
status quo, è ostile al cambiamento.
Il talento per i dialoghi, per i caratteri, per le psicologie dei
personaggi. Lei è un fuoriclasse. Che consiglio darebbe ai giovani scrittori?
Di essere
ambiziosi. Lo scrittore non è la sua opera. Bisogna mettere a dura prova la
propria autostima e cercare di andare oltre i limiti. Non accontentarsi di fare
il compitino. Meno ambizione personale, ma tanta nell’opera.
Odio, razzismo, una civiltà alla deriva. Intravvede qualche spiraglio
di luce?
Io vado spesso
nelle scuole, e durante gli incontri con gli studenti vedo la speranza. Il mio pensiero va a quelli che sono esclusi
per anagrafe, che ancora non votano, che vedono le priorità, i valori,
l’entusiasmo del vivere la comunità. Ecco il senso più profondo del cambiamento
io lo vedo lì, nei bambini, nei ragazzi. Loro possono condizionare i genitori,
elevarli. Io questa speranza, ce l’ho.
Rimini terra di Fellini. Questo le crea emozione?
La vera
emozione mia, personale, è che Rimini è il luogo che ha accolto mio padre, nel
27’ perché sfollato dalla guerra. Lavorava a Firenze una città di morte, bombardata. Essendo
la nostra famiglia di origini Romagnole (mia nonna era di Lugo) tramite i
parenti di Rimini e di Igea, mio padre si è potuto salvare. È inevitabile quindi,
che sia anche un passaggio in una terra che sta nel mio sangue e nei miei ricordi.
Tornarci, produce in me un’emozione
diversa perché appartiene alla mia storia, alla storia della mia famiglia.
In Amarcord quindi ha ritrovato i racconti di suo padre?
Andammo a
vedere il film insieme, e lui mi disse che i personaggi erano stati presi da un
calco reale. Questa era la magia del Maestro, mi ha fatto ritrovare dentro un film,
i racconti di mio padre. Se non è magia questa.
Rosalba Corti
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