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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Forse le cose sbagliate son quelle giuste

Tutte le felicità sono possibili. Una camminata davanti al mare, un gabbiano che vola sopra la tua testa, un'onda che t'illumina, un abbraccio di un'amica ritrovata. Il tuo entrare dentro le cose sbagliate e fare in modo che siano quelle giuste. Serenamente, tranquillamente, senza rumore alcuno. In pace. Volando dentro te stesso e lasciando a terra te stessa.

Siamo noi quelli che sbottano per un like mancato?

Da quando non ho più facebook,  le amiche mi rimproverano che mi dimentico i loro compleanni.  A questo serve quindi?  È successo che non mi sentivo più a mio agio sui social, e ho fatto la scelta di non mostrare più alcuni lati di me.  Da quando il mio umore dipende solo da me stessa, mi sento più libera .  Certo non possiamo prendere troppo sul serio e sul personale tutto quello che gli altri pensano di noi, ma la rete è incontrollabile,  a volte siamo fragili,  e può capitare che qualcuno ci calpesti il nervo scoperto e sbottiamo. Ma siamo noi quelli? Davvero possiamo farci condizionare la giornata da un like? Quando diventiamo immuni dall'approvazione altrui, stiamo meglio? Si.  Smettiamola di prendere la strada più semplice: abbiamo occhi, mani, bocca. Baciamo, parliamo, guardiamo, tocchiamo. Un cuore in bacheca non batterà mai come uno che senti con un abbraccio.

INVESTIRE SU CHI CI FA STARE BENE

L'importanza di stare bene. L'importanza di saper evitare tutto il resto, con classe. Forse non mostrare alcuni lati di se, può apparire come una scelta azzardata. Ma si passa la vita a dare tempo, opportunità, attenzione e comprensione, a chi non le merita. Le famose " perle ai porci". E quando arrivi ad una "certa", senti la voglia di scoprirti solo con chi non si ferma a ciò che sembra, senti la necessità di conoscere persone che non si bloccano davanti ad una tua parola,ù ad un tuo atteggiamento, ma che hanno ancora la voglia di capire chi sei. Veramente.

La notte

La notte è come la gomma. Elastica, morbida, infinitamente malleabile. Mi sento oggetto della notte, i pensieri mi scavalcano, lasciano spazio. Non è affilata come il mattino, con quella luce invadente e insopportabile. La notte è discreta, non ti penetra come i raggi del sole nel cervello, sta sulle sue, ti lascia decidere se amarla o no. A volte la notte io non ho la minima idea di come farla passare, lascio che mi avvolga, che mi tratti come vuole lei, non mi oppongo. Ecco forse è l'unico momento, in cui sento una voce fuori campo dirmi: Rosi..lascia che sia.

Ma Silvio perchè?

Non si spiega perchè io debba accendere la tv e vedere ancora Silvio. Cosa ci fa ancora nella sala degli specchi, per quale motivo io devo sorbirmi il suo fondotinta stucchevole, le sue parole trite e ritrite, il suo essere tra donne rifatte e incapaci? Nel mezzo. Un uomo che è sempre nel mezzo di tutto. Cosa c'entra con la mia visione di mondo? Con il futuro che vorrei che avesse mio figlio? Con me?

Analista mio malgrado.

Avendo una folta schiera di amiche, ho anche una miriade di problemi da ascoltare. Ma mi sorprendo sempre più ad ammirarne il traffico. Di uomini, di figli, di complicità, di dubbi che scompigliano la vita. .."sono tornata con il mio ex".. mi ha detto raggiante una mia collega pochi giorni fa. Sei felice? gli ho chiesto.. "tanto..ma".. mi ha risposto lei Alt! Gli ho intimato, fermati, cerca di viverti il presente senza farti paranoie, lineare, semplice, sciolta, ecco cosa deve essere una relazione, anche se non è una relazione, anche se è solo per un ora, vivitela senza orpelli cosa ci metti a fare quel "ma", dopo quel "tanto". Metti davanti a te, solo quello che ti da l'essere tornata ad assoporarlo. E se è solo un anestetico, è pur sempre qualcosa di fantastico, se poi t'illumina così, niente ma!

Fuori dalla mischia.

Ogni giorno mi rendo conto che viviamo in una società che sorpassa. Mi sfrecciano davanti anime a velocità incontrollata, prese dalla smania di arrivare prime da qualche parte,  senza aver capito che magari, dove volevano arrivare, ci sono già. Competizione e modi per affrontare un'ipoteca gara, gli fanno perdere di vista il motivo del loro correre, spesso perché credono che sorpassare sia l’unico modo per raggiungere l'obbiettivo della vita. Senza rendersi conto quello che si lasciano indietro. Senza alzare la testa e guardare gli altri, la finestra di una casa, una pianta, un sorriso. Corrono,  senza mai imparare a meritarsi uno sguardo dalle persone che il cielo ha inviato loro,  senza  saperlo riconoscere, senza comprendere la qualità di certi silenzi. Io non sorpasso, sto fuori dalla mischia. E se mi arriva un abbraccio ben assestato nel silenzio del mio cuore, so riconoscerlo e ricambio.

Antonietta è stata condannata all'ergastolo.

Un altro grido di dolore caduto nel vuoto.  Lo stesso vuoto che ora per Antonietta, sarà la costante della sua vita.  Lei, unica sopravvissuta di una famiglia di Latina sterminata, lei, ridotta in fin di vita da un marito che  non accettava la separazione,  lei che ora vivrà per sempre in una sorta di ergastolo emotivo dolorosissimo.  Qualcuno commenterà che gli uomini non sono capaci di essere lasciati,  che non riescono più a reagire alla sconfitta e al fallimento di un matrimonio.  Ma alla luce di quanto è successo, per l’ennesima volta, ci si chiede che altro serviva per mettere in sicurezza questa donna e le sue figlie.   Ogni giorno ci ritroviamo a sentire storie che potevano essere evitate, forse i giuristi,  gli uomini di legge devono cambiare passo?  Certo il cambiamento culturale è necessario ma quando un uomo, ha come unico suo bisogno l’annientamento della donna e la cancellazione del suo prodotto, i suoi figli,  forse qualche domanda si pone:  quest’uomo si sent

L'amore non dovrebbe ammettere sottotitoli.

Una piccola falla all'interno del sistema. Una sola piccola falla, una piccola scrostatura, quasi invisibile, impercettibile, eppure c'è. Si toglie un pezzettino di vernice e dietro c'è la ruggine. Accade così, per caso, ci si allontana con frasi a metà, sguardi mancati, parole pronunciate capibili solo con sottotitoli. Senza mai dire: a che punto siamo? E si è già dall'altro lato della strada.

Ma quindi scusa, tu chi saresti?

Ma quindi scusa, tu chi saresti? Succede che anche dopo tanti anni di unione, non riconosci la persona che ti è accanto. Ieri ho rivisto un'amica che ha lasciato tutto per stare con un uomo. Tutto: lavoro, ex marito, città, stato, genitori, amicizia. "Una follia" l'aveva chiamata lei, allora. Poi lui si è passato tutte le infermiere dell'ala dell'ospedale che dirigeva, e lei ha cominciato a non capire più chi era quell'uomo. E il tradimento era il male minore. Eppure gli aveva tenuto la mano, aveva cucinato per lui, stirato le sue camice, annusato il suo odore, ascoltato i suoi problemi in corsia. Ecco. Mai dipendere, buttare via la propria personalità, mettersi in soffitta. Poi il cuore pesa se ci si trova a faccia faccia con uno sconosciuto.

La "giusta" ambizione.

Quando mia madre era giovane, 60 anni fa,  l’ambizione non esisteva come concetto al femminile.  Le bambine crescevano già rinunciatarie in partenza,  e l’impegno familiare era motivo di distoglierle da un ipotetico lavoro.  Io, nel mio piccolo mi rivolgo alle madri: insegnate alle vostre figlie femmine la giusta ambizione perché nella vita, ne avranno sempre bisogno.  E murate l’idea che è  “è inutile impegnarsi troppo perchè tanto poi non si avrà il tempo per fare tutto”, non è vero, si può fare tutto, i loro progetti valgono esattamente quanto quelli dei coetanei maschi e che non vale assolutamente la pena annullarsi.  Che non vuol dire che questo sia un invito a eliminare l’amore dalla propria vita, ma a cercarne uno che lo corrisponda in pieno.  Ieri parlavo con un’amica che mi raccontava della sua rinuncia,  per far “contento” il marito, ad un lavoretto part-time.  Sarebbe stata troppo fuori casa, secondo lui, e a lei ci avrebbe “ pensato lui”.  Come sempre.  Come nel

Aprile: il mese della conferma del miracolo

Amo questo mese. E' per me il mese della conferma del miracolo, è rinascita, è certezza. Alla soglia dei 54 ho scoperto di amare le certezze, che ci volete fare.. Pensateci bene, aprile ti fa capire che la vita non ha solo una stagione. Non vi sembra una bellissima riflessione? Guardare le gemme sui rami, vederle imperterrite superare il gelo, capire che sono resistite a tempesta di pioggia, che sono rimaste lì, attaccate ai rami, fregandosene di tutto, non vi fa sentire meglio? Aprile mi arriva direttamente in mezzo al petto, mi sento grata alla vita, alzo gli occhi e mi viene la voglia di salutare con un sorriso, il cielo. Il mattino di aprile ci dice una cosa: che la vita non è solo per una stagione ma per sempre. Perchè qualcuno lo vuole.

Attraverso quali percorsi si arriva al processo creativo?

Come si arriva a scrivere? Da dove nasce questa voglia di mettere l'anima a nudo e parlare di se stessi, di quello che ci accade attorno, di raccontare i nostri incubi, i nostri piaceri, i nostri pensieri più nascosti? Attraverso quali percorsi si arriva al processo creativo? Ci sono autori che tendono a ripetere i propri stilemi, altri che sperimentano nuove tematiche, altri ancora che sognando creano immagini con le parole. Io vivo per scrivere.

Il coraggio della natura

Da piccola sono rimasta traumatizzata da un volatile. Abitavo in montagna, alta montagna, e avevo le galline. Un nibbio in picchiata mi ha beccato il collo. Da allora i volatili mi fanno impressione, ci sto lontana, mi mettono ansia, tremo, sudo e vivo situazioni ingombranti. Se qualcuno vuole uccidermi, è sufficiente che mi rinchiuda in un pollaio. Ebbene tutto questo fino a pochi giorni fa. Alla soglia dei 54, mi è passata. Ho affrontato la mia paura osservando questo esemplare della natura. Mi sono fermata e sono rimasta immobile, ho respirato e l'ho guardato negli occhi. Era perfetto, dai colori pastello, con quel becco giallo ad accogliermi. Siamo rimasti lì, io e lui come in una sfida all'ok corral.. Un respiro tra noi, un battito d'ali. Con un codice segreto ci siamo decifrati. Affrontare la distanza millimetrica tra noi, è stato come assecondare una paura, cercare di superarla. Voi non ci crederete, ma mi ha restituito il coraggio.

DIMENTICARE, VERBO CHE NON SO COME SI FA.

Stasera il cielo è chiaro. La luce che illumina il mio volto è quasi irreale, se fosse stata vera, forse saprei farlo, ma così no. Non con questo cielo, si dimentica. Poi non so come si fa, e non è un verbo che so coniugare facilmente. Io ho dimenticato.. dimenticherò..mah.. No, lo escludo non lo posso fare. Poi amo Pavese e non posso che condividere il suo pensiero, che la vita è fatta di attimi. E che magari è meglio così, "meglio che tutto se ne vada in un falò di foglie secche, e che si ricominci". Ma senza dimenticare. Anch'io preferisco il verbo ricordare, il suono è più bello,rotondo, quasi dolce, se ci penso bene.