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Visualizzazione dei post da settembre, 2015

In nome del possesso.

C’è una frase, che mi rimbomba in testa da giorni, da quando distrattamente, ho sentito in tv, queste parole estrapolate da un' intercettazione telefonica del marito dell'ennesima donna uccisa: ci ho messo 17 anni a raddrizzare vostra madre.. Raddrizzare significa riuscire a castrare l’anima , significa negare ad una persona la sua vera natura, per averle finalmente una donna, in questo caso una moglie, a propria immagine e somiglianza, sedarla, riuscire a chiudere in lei i rubinetti delle emozioni . Senza permettere di avere un pensiero diverso, di avere amici che la possono deviare  con la sola idea dell'indipendenza, magari seminando in lei, il sospetto che quello che vuole essere , non coincide con quello che deve essere . Deviare dalla strada già segnata del suo matrimonio, quella bella torre d'avorio dove le incomprensioni non si possono vedere dall'esterno, in quelle pareti dove non devono trapelare insoddisfazioni. E il pensare che ci sono ancora uomi

Continua ad essere complicato, telefonare con una braciola.

Dati recenti dicono che noi italiani risparmiamo sulla carne, ma non rinunciano al cellulare. Incredibile come siamo diventati tecnologici, forse il fatto dipende che n onostante la crisi, continua ad essere complicato telefonare con una braciola? Ho ripensato a questa cosa: c’è chi non riesce a staccarsi dal cellulare neanche nelle situazioni più intime, nemmeno in vacanza. Personalmente ho amiche che vivono con lo smartphone in mano ma quando ho bisogno di loro, non rispondono. Mah. Che i consumi siano calati è un dato di fatto, ma qualcosa non mi torna. Ci sono più persone che hanno accesso ad un cellulare di quante abbiano a disposizione un wc. Giuro! Sorpasso storico, e qui s’impone una riflessione: a chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di far cadere il telefonino nel cesso? Noi donne multitasking per esempio, mentre puliamo i sanitari, siamo capacissime di caricare una lavatrice, provare la lezione di storia a nostro figlio, e rispondere alla chiamata giornalie

Cosa serve per essere felici?

Quando chiedo ad una qualsiasi amica: “ma tu nella vita, cosa vorresti fare?”,  raramente mi risponde: “vorrei essere felice”. Sono sempre le cose materiali ad avere la meglio: viaggiare, una macchina nuova, una casa bella, un lavoro soddisfacente, un buon conto in banca..Ma da tutte queste sicurezze, può scaturire la felicità ? Sono tempi strani, veloci, nuovi, confusi, emozionanti e disperati. Non abbiamo il tempo per arricchirci la vita di sensazioni essenziali, del piacere di dare una carezza, di fermarci ad osservare un tramonto. Anzi. Viviamo di prestiti e attese, sperando che un giorno la vita ci bonifichi il dovuto e ci faccia sentire felici. Ebbene vi faccio una confessione: qualche mese fa è successo qualcosa nella mia vita. E da quel giorno mi sono accorta di non aver più paura del silenzio che mi circonda e che non è mai privazione ma crescita, rispetto per se stessi. E ho preso decisioni, allontanato persone che pensavano di conoscermi e mettendomi alla ricerca di persone

L'umiltà è felicità.

Se non fossi stata contemporanea dell'epoca 2.0 mi sarei comunque connessa? Io credo che la dipendenza da schermo sia una perdita di tempo e nel percorso che sto percorrendo non può più appartenermi. Notizie  e immagini sono manipolabili con molta facilità, non mi piace questa cosa. Verissimo, la connessione ti dà visibilità, ma succede che in questo momento io vorrei sparire, cancellare le mie tracce. Per concentrare qualcosa di sensato in 140 caratteri, per esempio, bisognerebbe lavorarci almeno 5-6 ore, l'espressione precisa non viene mai di getto, si rischia di dire banalità che poi ti possono venire rinfacciate.. Non rinnego niente: mondanità, esibizionismo e amicizie virtuali. Però ora mi sento libera dalla smania di apparire e cerco di scoprire ciò che più mi è autentico, che più mi assomiglia. Quando tutti parlano troppo, anche di quello che pensano possa provare tu, la scelta del silenzio mi sembra obbligata, e davvero, e questo può sembrare pr

Accogliere la tristezza

Ci vuole coraggio a vivere. E ci vuole coraggio, per rivendicare che quello che ci attraversa, non sempre è positivo. Intendo dire: il nostro cammino è permeato di emozioni, e anche lo sconforto,  quella vena di tristezza profonda, può fare capolino anche nelle persone comunemente definite "più solari", ve lo assicuro. La tristezza si accompagna alla gioia, a volte è vista come un impedimento alla possibile felicità. Nell'epoca dei motivatori, dei life coach,  è considerata un segnale di debolezza, una forma di sabotaggio alla concezione di un pensiero positivo, all'entusiasmo anche. Ma chi non sa accoglierla nelle innumerevoli tappe della vita, chi è incapace di apprezzarla, non può riconoscere il valore della gioia, non può rendere consapevole al proprio "dentro", l'umanità di cui è dotato. Squarci di tristezza portano squarci di luce.

C'è posta per me.

Ho ricevuto un messaggio da una persona gentile, che mi chiede che fine ho fatto. In effetti sto trascurando il mio blog desolatamente, ma sono affetta da voglia di scrivere solo cose belle e purtroppo, è da un po' che non mi attraversano. Ma è in arrivo l'autunno, e a fermentare non sarà solo il mosto.

Inseguendo farfalle.

Mio figlio studia filosofia. Sa che non comprendo il mondo, e allora vuole smontarlo capire come funziona e darmi il libretto d'istruzione. Non facendosi ma il letto vuole dimostrare che l'universo tende la disordine. Passa le sue giornate sui libri, perchè dice che è l'odore più buono che conosce. Ha tutto il tempo che gli serve per leggere poesie, mettersele in tasca e tirarle fuori all'occorrenza. Mi dice di sentirsi fortunato: insegue farfalle che gli svolazzano in testa. E ogni tanto ne prende una.

L'amore non ha sesso.

Pirandello diceva che la Famiglia, è "un'associazione a delinquere". E se il singolo vuole prevalere si sfascia, aggiungo io. La coesione è importante, avere obbiettivi comuni, guardare in una direzione che porti alla costruzione. La famiglia è un luogo, dove ci si ama e ci si detesta, dove si rompono i vasi, ma si rimettono insieme i cocci. Ci si allea, in una famiglia, e ci si allena ad essere tolleranti, generosi, a condividere. La famiglia ti da consapevolezza. Non si parla di "moglie e marito", si parla di persone. Il sesso non conta. Tanto parlare della legge sulle unioni civili, ma come paese siamo ancora al palo. Mi chiedo quanto dovremo aspettare ancora, perchè L'Italia sappia riconoscere che l'amore non ha sesso.