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L'isola che non c'è è pur sempre un'isola.

Il punto di non ritorno è quando il viaggio diventa interiore.
Parti, magari anche rimanendo ferma, cerchi di 
vedere le cose da una prospettiva diversa, con colori che non ti erano sembrati mai di quella tonalità, con i suoni che ti sorprendono alle spalle con odori che senti improvvisamente alle narici.
I viaggi più incredibili sono quelli che ti succedono dentro. Questo è un viaggio nei miei limiti, nei ricordi, a volte felici, a volte dolorosi. È il parto di un cambiamento, la nascita di qualcosa che non potevo più rimandare. Quando andavo a scuola, amavo la materia denominata "Epica". Dentro quelle pagine ci trovavo la speranza, l'avventura .
Ulisse ci ha messo dieci anni per ritornare a casa e il viaggio era la vita stessa.
E anch'io, come Ulisse, rientro con lentezza e qualcosa intorno a me sarà sicuramente cambiata. Ho la forza per dire si comincia? Non lo so, però ho l’entusiasmo. Do'  valore alle distanze tra me e gli altri, ai bisogni, ai silenzi confortanti di cui mi sono nutrita per giorni interi.
Io non lo so se qualcuno ha mai visto la mappa di una mente umana. La mia, è ancora confusa, contiene linee che si muovono continuamente a zig zag, e se sapessi disegnarla, sembrerebbe piena di strade. 
Le strade di un isola, come Ulisse, come Itaca, alla ricerca di un'isola che non c'è.
Ma anche l'isola che non c'è, è pur sempre un'isola.

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