Oggi avevo un unico impegno.
Riprendere la chiacchierata con la mia salute.
A volte capita di dovertene occupare.
Così mi sono trovata in un ambulatorio medico per sole
donne.
Uno di quelli dove l’aria è palesemente pesante,
dove si percepiscono sospiri spezzati,
e si ha la
sensazione di essere in uno spazio pieno di dubbi.
Nei volti di altre donne,
come me in attesa di un verdetto,
come me in attesa di un verdetto,
ho letto angoscia,
precarietà di programmi e di pensieri.
precarietà di programmi e di pensieri.
Come se l’incertezza
del momento, non consentisse progetti,
se non a tempo determinato.
Mentre
gli occhi s’incrociavano in un comune destino,
ho scorso comunque sorrisi,
tanta umanità e solidarietà femminile.
tanta umanità e solidarietà femminile.
I quadri alle pareti citavano l’importanza della
prevenzione,
invitavano in qualche modo a non disperare,
ma l’ansia di quegli attimi credetemi,
rimarrà in me per sempre.
rimarrà in me per sempre.
Così come quegli occhi lucidi,
lo sguardo segnato da notti insonni,
lo sguardo segnato da notti insonni,
gli sforzi delle infermiere,
nello stemperare il doloroso processo di
accettazione del male.
Nel tornare a casa, alcune espressioni hanno richiamato in me la nostra forza,
siamo avvezze a nascondere lacrime,
rassegnazione e destino beffardo,
con la simulazione.
Ma non è falsità la nostra.
E' cercare di addolcire momenti amari.
Perchè le emozioni che viviamo,
non hanno mai "una sola faccia".
" siamo così..è difficile spiegare certe giornate amare" cantava la Mannoia.
Già..
Noi donne viviamo anche questi dicotomie,
richiamando a casa le nostre vite sappiamo sorridere,
dipingere situazioni di speranza
anche se abbiamo un altro colore,
e ci piove dentro
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