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La bruttezza dura

Di recente, mi capita di osservare le donne della mia età che fanno parte del mondo dello spettacolo. Attrici, showgirl non proprio giovanissime,
che girano sui social e nei vari programmi tv, tutte o quasi rigorosamente “rifatte”. 
Ritoccate nella loro originale fattezza. 
Sembra quasi che non siano consapevoli del fatto che la bellezza è una questione di tempo e che ad un certo punto le rughe si presentano inevitabilmente. 
E che l’importante è saperle portare. 
Portare con naturalezza, con disinvoltura, capendo che si cambia. Una cosa così difficile da sopportare?  
Infondo anche la bellezza va saputa gestire con dignità, 
perché altrimenti si cade nel ridicolo.
Molte donne forse non la considerano un dono a tempo determinato 
e l’esigenza di esserlo sempre e ad ogni costo, diventa una prigione, 
non considerando che con l’età che avanza dovrebbe avanzare anche la consapevolezza di sé, 
tenere una distanza dalle cose, vivere con più ironia e disincanto. 
Evolvere insomma. 
Invece no, le vedi con questi zigomi altissimi, la pelle del viso tiratissima dietro le orecchie, 
sfigurate quasi, 
ma omologate nell’essere praticamente tutte identiche.

Non riescono ad accettare la loro unicità? 
A me sta cosa fa tristezza, penso all’espressività di una Anna Magnani, di una Virna Lisi, 
di una Anna Mazzamauro che da me intervistata quest’estate a Riccione,
 nell’ambito di Cinè, alla domanda “se mai avesse pensato al bisturi, mi rispose
”: ma per carità! Se avessi cominciato a rifarmi, non avrei finito più! Io amo la mia atipicità! E poi penso che la bruttezza sulla bellezza abbia un vantaggio: dura! 
Chapeau.

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