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IL BISCOTTO NEL TE'


7 maggio 2015, ore 6:40 Ospedale di Rimini.

Fra poco arriva “Berto”, il marito della Carla, la mia vicina di letto.
La  Carla si attacca alla vita come può.
Ha 85 anni e un ictus a farle compagnia da un po’, da quando mentre una mattina, come tutte le mattine della sua vita, faceva la colazione con il suo cavaliere.
Quel mattino di aprile dove ha perso contatto con la sua quotidianità di “z’dora”.

È successo un po’ così, come quando inzuppi il biscotto nel tè, e te lo porti alla bocca per mangiartelo. Invece ti si dissolve in pappina, sul fondo della tazza.
Sarebbe stato buono il biscotto, dolce ancora per anni.
Invece. 
Tutti i loro attraversamenti di vita, ora sono qui, stesi, su questo letto mentre si sfiorano le mani, 
con una commozione e una sensibilità che difficilmente si trova in altri gesti.

Quando Berto arriva, lui gli chiede chinandosi su di lei:
“come va Carla?”  ..“non c’è male”.. lei sempre gli risponde con un soffio di voce.
E lui arriva sempre, anche se lei non ha la cognizione del tempo.
Forse sa che può essere mattina o pomeriggio dalla luce che le riempie il letto.
E sa che nell’ oscurità, può essere sera, o notte.
Ma non sa che giorno è, se la parata dei bersaglieri è avvenuta di sabato, se il primo maggio era di domenica o venerdì.Per lei i giorni sono tutti uguali, inghiottiti in un'unica inzuppata di biscotto.
Ha gli occhi blu la Carla, la pelle bianca come la corteccia di un albero, un ciliegio esile ma che ha saputo produrre, durante la sua vita, tanti buoni frutti.
Ha il sondino sul naso per alimentarla, i capelli fini, bianchi, simili ad un nido di uova di pasqua da colorare, con la paglia a proteggerli. Non parla. Oppure accenna risposte alle domande.
Parla con gli occhi tutta la sua impotenza di donna.
Una presenza discreta, innocua, che aspetta.
Senza disturbare troppo.
63 anni di unione, schiantati così, durante una colazione.
Una sorta di obsolescenza programmata del matrimonio, come succede agli elettrodomestici?
Eppure loro due erano i Ginger e Fred della riviera, un tempo.
Ballerini ammirati da tutti, la coppia che volteggiava nelle balere.
Avranno anche loro avuto anni difficili. I primi magari con i bambini piccoli pieni di impegni e di entusiasmo, e via via come tutti, altri anni da equalizzare.
Ogni sera Berto sarà tornato a casa, avrà accennato due colpi di clacson al suo arrivo.
Avrà riposto la sua auto pagata in contanti nel garage( perché si faceva così, una volta) sarà passato in casa dalle scale di servizio, a volte con la tensione del lavoro, altre con un fiore per la Carla, avrà chiesto dei bambini.
Paolo, il più grande avrà fatto arrabbiare anche oggi, e la Nives, la cocca del papà gli sarà corsa incontro per avere attenzione,  e lui, come tutti i padri fanno con le femmine, si sarà sciolto dall’emozione e l’avrà presa a cavalcioni sulle spalle.
E Fabio, il più piccolo, avrà fatto i capricci per fare i compiti, ma la Carla, non l’avrà sgridato, gli avrà accarezzato i capelli come fa ora lui con lei..perchè: “ dai, l’è ez’nin”..
Avranno passeggiato insieme sul lungomare, e insieme avranno visto cambiare il tempo e le stagioni della loro vita. Condendo ogni giorno la vita di belle sensazioni.
Lei gli avrà raccontato sorridendo che Fabio e Paolo avevano litigato per la bicicletta..
Ma  Berto con il suo portamento regale e per bene, non ci avrà fatto troppo caso, magari qualche "moccolo" gli sarà anche scappato, ma in silenzio, senza farsi sentire, 
perché l’esempio, è importante.
Mi ricorda il protagonista del film  “Umberto D” sempre in ordine, ben curato, con i capelli pettinati e composti, la cinta dei pantaloni lucida, e un golfino sulle spalle a proteggerlo da quello che potrebbe accadere...
Un Alberto Sordi regale che tutte le mattine viene a salutare la sua Carla, e che ogni sera , prima di andar via, l’accarezza dicendole: “ci vediamo domani”...
e negli occhi, tanta speranza che sia proprio così.
Berto andrà a casa, e si cucinerà un riso in bianco, si farà la barba pensando  che ha goduto del privilegio di avere avuto accanto una bella persona, un’anima dolce che le ha riempito la vita di momenti preziosi, ogni tanto si girerà , vedendola seduta sul divano.
Non credo che si possa colmare di altri spazi, il vuoto lasciato dalla Carla che gli girava per casa.
E che è giusto vivere ancora, anche se lei è qui, e non nella loro dimora.
Ogni tanto vedendo una donna in bicicletta attraversare la strada, la rivedrà andare al mercato coperto, con le borse pendenti sul manubrio della bicicletta. Riconoscerà la sua figura esile da dietro, con un soprabito marrone chiaro e le scarpe basse.
Lui, accudendo di persona la sua Carla, si sarà accorto come i corridoi sono pieni di badanti che parlano altre lingue, avrà visto le storie degli altri dolori, e avrà visto le cose in modo diverso.
Avrà capito che non ha  perso l’amore, ne ha perso solo la sua forma. 
Ma  la profondità e l’intimità di pensiero anche in quel letto, rimarranno la sua forza per andare avanti.
Un giorno te lo farò leggere questo racconto Berto, lo leggerai quando la Carla come dici tu:
“starà meglio”.   

Tutti i diritti riservati. Racconto di Rosalba Corti


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