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Quella che sono.

È già qualche mese che rimando questo post.
Pur avendo variamente ed abbondantemente festeggiato il mio ritorno alla vita,
non mi venivano alla mente abbastanza parole,
o forse non c’era mai stato davvero quello scatto
che facesse da cartina al tornasole
per un confronto netto tra la donna che ero e quella che ora sono.
Non fino ad oggi. Una vera novità per me.
Io che ho fatto dell’impulsività,
dell’agire senza pensarci troppo su,
la mia bandiera,
ora mi ritrovo a pensare e ripensare le parole da non dire,
e quelle da dire, a cosa fare e cosa non fare,
a chi frequentare e chi lasciare in panchina ad aspettare un mio cenno.
Magari per sempre.
Ho rallentato la mia vita,
rimanendo fedele al mio corpo senza spingerlo oltre le mie capacità.
Che sarebbe inutile e dannoso. 
Non mi sono posta vincoli o obiettivi.
Strano anche questo per me,
ma il corpo credetemi,
va ascoltato.
Un anno fa già il pensiero di prendermi tempo era lontano,
lontanissimo da quello che mi aspettavo potesse riguardarmi.
Se me l’aveste predetto vi avrei presi per pazzi.
Ora posso dire che così rustica mi piaccio,
mi sento come quelle piante della mia montagna,
che con gli anni crescono,
si trasformano,
allargano i rami sulla sponda di un ruscello
e guardano l’acqua scorrere,

grate della vita com'è.

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