Natale è passato.
Il giorno dei giorni, quello che
non si litiga con i parenti
perché “ non
sta bene” quello che si scartano regali inutili
e si mangiano i cappelletti in
brodo,
quello dei bambini prima felici
poi in lacrime per i giochi che non
funzionano.
Ed è anche il giorno dei selfie tutte vestite di rosso,
delle
tovaglie ricamate “tirate fuori” per l’occasione,
dei commenti sui social
a chi
ha la famiglia apparentemente più bella.
Ma è anche il giorno della rottura di
palle e
di una velata ipocrisia che ci stampa in faccia.
Dai, diciamolo.
Si
fanno promesse che nessuno poi mantiene,
si fa a gara a chi mangia di più,
si
rinvanga il passato e l’unico argomento plausibile è sempre” il tempo” .
Il
tempo che passa, le condizioni del tempo,
il tempo che non c’è mai per fare
quello che si vorrebbe.
Perché delle magagne della famiglia non se ne parla,
non si possono esprimere i disagi in questo giorno.
Vuoi tirar fuori tra
l’antipasto e i carciofi
un segreto che sarebbe il caso di svelare alle nuove
generazioni
(magari anche pesante) proprio in questo giorno?
Dai non si fa!
A
Natale le cose orribili si devono dire col sorriso, tutto deve luccicare. Anche
il fango.
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